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FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI
La famiglia è indispensabile per il rilancio del Paese.
Una grande speranza, una grande conferma. Così il presidente del Forum delle Associazioni Familiari Francesco Belletti commenta le parole rivolte questa domenica dal Papa alle famiglie numerose. Francesco ha ringraziato le famiglie per l’esempio di amore alla vita, custodita dal concepimento alla morte naturale, “pur con tutte le difficoltà e i pesi che le istituzioni pubbliche non sempre aiutano a portare”. Di qui l’appello alla politica perché a fronte della bassa natalità investa sulla famiglia, cellula della società.
R. – Oggi, soprattutto nel nostro Paese, c’è una gravissima dimenticanza: parlare di una Costituzione che riconosce la famiglia come un valore di bene comune e avere poi scelte politiche ed economiche, che maltrattano la famiglia, è assolutamente drammatico. L’Italia è uno dei Paesi in Europa che ha il più alto tasso di bambini sotto la soglia di povertà, dovuto al solo fatto di nascere in famiglie numerose. Questo è scandaloso.
D. – Nonostante l’articolo 31 della Costituzione chieda un particolare riguardo per le famiglie numerose, ha ricordato Papa Francesco.
R. – Sono gli articoli più dimenticati della Costituzione: il 29, il 30 e il 31. Sono quelli in cui nel ’48 i padri costituenti vedevano la famiglia come un pilastro della ricostruzione del Paese, cosa di cui c’è bisogno anche oggi. La politica, oggi, ha però, dimenticato quella grande intuizione. E, tra l’altro, in quel momento, laici, cattolici e marxisti si riconobbero in una grande alleanza di valore. Attorno alla famiglia si ricostruiva il Paese. Oggi la famiglia è a piè di lista, al massimo le si danno delle gentili concessioni, ma non si mette la famiglia al centro del rilancio del Paese. Invece, se il Paese è rimasto in piedi è grazie alla famiglia e se si vuole far ripartire il Paese bisogna ripartire dalle famiglie, non con politiche assistenziali, ma mettendola al centro.
D. – Fare figli è un investimento per lo Stato: questo lo hanno capito alcuni Paesi europei, ma in Italia è un concetto che sembra non arrivare alla politica.
R. – Penso alla Francia, che lanciò il quoziente familiare subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Non scelse il quoziente familiare quando c’erano soldi, lo scelse quando si trattava di ricostruire un Paese. E questa è la cosa drammatica: oggi in Italia un bambino sembra un bene privato, un bene voluttuario e non viene più riconosciuto che il vero capitale del nostro Paese sono le persone. Fra l’altro, sempre tornando alle famiglie numerose, una famiglia diventa più ricca quando gli arriva una nuova persona al suo interno, diventa più coesa, ha più relazioni. Certo, diventa più povera economicamente, perché il bambino costa. Ma lì dovrebbe intervenire lo Stato, per sostenere una famiglia che sceglie di accogliere la vita.
D. – La Francia nel dopoguerra ha scommesso sulla famiglia. Oggi, l’Italia, in questo periodo di pesante crisi economica deve ripartire dalla famiglia: questo è il vostro appello alla politica?
R. – Oggi la politica non sta costruendo la speranza del Paese, nonostante i grandi proclami. Rilanciare il Paese senza appoggiarsi alle famiglie è illusorio, perché, di fatto, proprio questi anni di crisi hanno dimostrato che sulla famiglia si tiene insieme un Paese. Purtroppo la nostra politica è sorda a questa prospettiva.
D. – Il Papa ha ricordato come la famiglia sia luogo in cui viene custodita la vita dal concepimento alla fine naturale, pur con tutte le difficoltà e spesso nell’abbandono da parte delle istituzioni.
R. – Mi aveva molto colpito l’intervento del Santo Padre il giorno di Natale, perché aveva ricordato senza ambiguità la necessità di accogliere la vita sempre e comunque, il grande dramma dell’aborto. E poi nelle nostre famiglie, l’esperienza quotidiana della cura, dell’accoglienza degli anziani, del non mandare un anziano in istituto, ma tenerlo dentro la famiglia. D’altra parte, Papa Francesco ha ricordato sempre che bambini e nonni sono l’indicatore della civiltà di un Paese: se vengono accolti e sostenuti vuol dire che il Paese è nella direzione giusta. Quindi le nostre famiglie, che hanno tentato in questi anni di crisi di sostituire, comunque, anche un welfare sempre più fragile, sono oggettivamente un luogo di grande solidarietà e soprattutto di legame tra le generazioni. Nel sociale si vede una guerra tra le generazioni: poco lavoro per i giovani, pochissima attenzione ai bambini. Invece le famiglie sono quelle che tengono insieme le generazioni.
Paolo Ondarza Bollettino radiogiornale radio vaticana 29 dicembre 2014