L’ HUMANAE VITAE cinquant’anni dopo

 

Primo piano

L’ HUMANAE VITAE cinquant’anni dopo

 

 Autore: Gabrio Zacchè

 

 

L’Humanae Vitae(HV)è una enciclica di Papa Paolo VI, promulgata nel difficile contesto socio-culturale del 1968. Enciclica preceduta dai pareri spesso discordi di numerose commissioni, è stata a suo tempo criticata da teologi vescovi ed episcopati. Le dichiarazioni dei più importanti episcopati furono finalizzate prevalentemente a minimizzare la portata delle indicazioni magisteriali, a sottolineare il primato della coscienza secondo quanto emerso dalla costituzione pastorale Gaudium et spes, e a sollecitare una larga comprensione nei confronti di tutti quei coniugi che di fronte alle impegnative indicazioni in tema di regolazione della fertilità si sarebbero scoraggiati.

Ignota a molti allievi che iniziano i miei corsi di bioetica preso l’ISSR di Mantova, è praticamente dimenticata da gran parte dei fedeli. L’HV definì la contraccezione contraria non solo all’apertura alla vita, ma anche all’amore sponsale, caratterizzato dall’inscindibilità dell’aspetto unitivo e procreativo di ogni atto coniugale (HV 12), e ammette esclusivamente il ricorso ai periodi infecondi (HV 16). L‘enciclica riflette soprattutto la preoccupazione di Paolo VI rispetto alla diffusione delle politiche antinataliste di fronte al rischio della cosiddetta “bomba demografica” (HV 2).

Giovanni Paolo II si è posto in continuità con il messaggio della HV approfondendo il significato non solo teologico ma anche antropologico dei metodi naturali nella regolazione della fertilità (Familiaris Consortio, 32, 1981). In quegli anni fu diffusa la conoscenza del metodo della ovulazione dei coniugi John ed Evelyn Billings, sicuramente più affidabile rispetto al solo metodo statistico Ogino-Knaus o al solo uso della temperatura basale. Seguirono, in Vaticano, i primi “Congressi Internazionali della Famiglia d’Africa e d’Europa”. Vi partecipai invitato dal mio vescovo Egidio Caporello. Organizzatrice era suor Anna Cappella, responsabile della Centro Studi sui metodi naturali dell’Università Cattolica, ospiti i coniugi Billings, psicologi e coppie prevalentemente polacche impegnate nella pastorale famigliare e gruppi cattolici provenienti dall’Africa e dall’America Latina.

Nel consultorio Ucipem ci eravamo organizzati per l’insegnamento dei metodi, le parrocchie ci invitavano a parlare ai fidanzati, ma poche erano le richieste e provenivano prevalentemente da giovani con un vissuto ecclesiale all’interno di particola gruppi di spiritualità.

 

Papa Francesco nella esortazione apostolica Amoris laetitia (AL)si pone nella stessa linea di principio e afferma che “va riscoperto il messaggio dell’enciclica HV che sottolinea il bisogno di rispettare la dignità della persona nella valutazione morale dei metodi di regolazione della natalità” (AL 82, 2016).

Oggi, la grande domanda è quella di capire come mettere in sintonia il quadro normativo della HVcon la tensione al rinnovamento alla luce del primato della coscienza che si respira in AL.E’da tener presente:

  • Già l’11 agosto 1968, presentando il documento alla stampa, monsignor Ferdinando Lambruschini, allora ordinario di teologia morale alla Lateranense, dopo pochi mesi nominato arcivescovo di Perugia, spiegò – su diretta richiesta del Papa – che quel testo non doveva essere considerato né infallibile né irreformabile.

  • Lo stesso Paolo VI più volte negli anni successivi, scosso e turbato dalle critiche giunte anche da teologi da lui stimatissimi, come padre Bernard Haering, riconfermò il valore del giudizio di coscienza dei coniugi accompagnati da una saggia guida spirituale.

  • Il Catechismo degli adulti (1995), dopo aver riconosciuto che “la prassi è al di sotto dell’ideale”, afferma, che “alcuni i quali ritengono impraticabile per loro la continenza periodica …. devono essere essi per primi a valutare la situazione della loro coscienza (1062).”

  • I recenti Sinodi sulla famiglia (2014-2015) hanno mostrato a livello mondiale, nelle risposte ai due questionari proposti, una rimozione collettiva della contraccezione come problema.

  • Nella esortazione apostolica AL, Francesco affronta esplicitamente la questione dei metodi contraccettivi in un solo punto (il n° 222). Eccolo: «L’accompagnamento deve incoraggiare gli sposi ad essere generosi nella comunicazione della vita. Conformemente al carattere personale e umanamente completo dell’amore coniugale, la giusta strada per la pianificazione familiare è quella di un dialogo consensuale tra gli sposi, del rispetto dei tempi e della considerazione della dignità del partner. In questo senso l’enciclica Humanae vitae e l’esortazione apostolica Familiaris consortio devono essere riscoperte al fine di ridestare la disponibilità a procreare in contrasto con una mentalità spesso ostile alla vita […]. La scelta responsabile della genitorialità presuppone la formazione della coscienza, che è ‘il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità’ (Gaudium et spes, 16). Quanto più gli sposi cercano di ascoltare nella loro coscienza Dio e i suoi comandamenti (cfr Rm 2,15), e si fanno accompagnare spiritualmente, tanto più la loro decisione sarà intimamente libera da un arbitrio soggettivo e dall’adeguamento ai modi di comportarsi del loro ambiente. Rimane valido quanto affermato con chiarezza nel Concilio Vaticano II (Gaudium et spes, 50): ‘I coniugi […], di comune accordo e con sforzo comune, si formeranno un retto giudizio: tenendo conto sia del proprio bene personale che di quello dei figli, tanto di quelli nati che di quelli che si prevede nasceranno; valutando le condizioni sia materiali che spirituali della loro epoca e del loro stato di vita; e, infine, tenendo conto del bene della comunità familiare, della società temporale e della Chiesa stessa. Questo giudizio in ultima analisi lo devono formulare, davanti a Dio, gli sposi stessi’ ”.

 

In questo cinquantesimo anniversario dell’enciclica, il contesto socioculturale è molto diverso da quello della fine anni ‘60, soprattutto nell’ambito della sessualità. Non solo i comportamenti dei giovani sono cambiati, ma anche la stessa interpretazione antropologica della sessualità, dove si trova anche una ricerca di valori (reciprocità, autenticità, totalità…) che viene colta e adeguatamente interpretata. Così il solco tra sessualità e fecondità si è approfondito.

Oggi, inoltre, possiamo meglio conoscere il percorso dell’enciclica grazie al documentato studio archivistico del teologo Gilfredo Marengo “La nascita di una enciclica” (Libreria Editrice Vaticana, 2018), partendo dai documenti papali e non che l’hanno preceduta e dalle commissioni preliminari che si sono succedute.

Così veniamo a conoscenza del dossier riservato del futuro papa Luciani, cautamente aperturista sulla possibilità di ammettere la contraccezione chimica, e di un’enciclica già approvata dallo stesso Paolo VI e addirittura già stampata, la De nascendae prolis, di cui lo stesso Pontefice bloccò la pubblicazione perché troppo prescrittiva, ispirata a una teologia quasi preconciliare.

Quest’anno, incontri e convegni hanno riaperto il dibattito sulla HV valutando il presente e scrutando “i segni dei tempi”. Tra questi:

  • La Pontificia Università Gregoriana vi ha dedicato un ciclo di 9 pubbliche lezioni iniziate nell’ottobre 2017 e concluse a maggio (8 incontri con 16 relatori).

  • Convegno al Camillianum di Roma, in maggio: una riflessione pastorale, teologica e bioetica sulla genitorialità oggi.

  • L’Associazione teologica italiana per lo studio della morale (ATISM) vi ha dedicato il suo XXVII Congresso Nazionale (Torino, luglio 2018)

  • In ottobre, su iniziativa di Voice of the Family,un’organizzazione inglese che riunisce 25 associazioni pro-life internazionali, riunisce presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum) alcuni tra i più apprezzati studiosi e leader pro-life di tutto il mondo.

 

Le voci son state inevitabilmente contrastanti, ma la voce di due teologi, ospiti il primo dell’ATISM, il secondo dell’Università Gregoriana, si impongono per competenza e autorità alla nostra riflessione: Salvino Leone, medico e docente di teologia morale alla Facoltà Teologica di Sicilia e don Maurizio Chiodi, docente di bioetica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale (Milano) e membro della Pontificia Accademia della Vita.

  • Salvino Leone ha proposto di percorrere un cammino di rifondazione della norma che evidenzi maggiormente la distinzione fra atto e mentalità contraccettiva, che valorizzi il sensus fidelium e quella che Newman chiamava “la consultazione dei laici in materia di dottrina” e soprattutto accolga in modo pieno il paradigma personalista rispetto a quello biologico e giusnaturalista. Leoni è anche autore di un libro “Il rinnovamento dell’etica sessuale” (EDB, 2017) dove, nel capitolo “Contraccezione: il coraggio di un’evoluzione dottrinale”, svolge un’ampia e documentata riflessione sul tema.

  • Chiodi rilegge l’Humanae vitae” a partire dalla Amoris laetitia: «La tecnica, in determinate circostanze, può consentire di custodire la qualità responsabile dell’atto coniugale anche nella decisione di non generare quando sussistano motivi plausibili per evitare il concepimento di un figlio. La tecnica non può essere rifiutata a priori quando è in gioco la nascita di un figlio, perché anche la tecnica è una forma dell’agire e quindi richiede un discernimento sulla base di criteri morali, irriducibili però a una interpretazione materiale della norma».

È proprio all’interno di questa novità, recepita anche da alcune posizioni magisteriali, che si aprono rinnovate prospettive di ricerca e di riflessioni, in grado forse di ridurre la distanza fra la dottrina cattolica e l’ethos occidentale contemporaneo nell’ambito dell’amore sessuale, del matrimonio e della generazione.

Molti passi sono stati fatti dalla Chiesa in questo ultimo secolo, sia a livello dottrinale che pastorale, circa l’amore e la procreazione. Basti pensare che l’enciclica Casti Connubi di Pio XI (1930) riconosceva come fine primario del matrimonio esclusivamente la procreazione! Sviluppare una dottrina non significa cancellarla. Significa tener conto di vissuti e conoscenze nuove e positive sulla vita di coppia, ed adeguare le risposte ai tempi che si stanno vivendo. Saggezza che la Chiesa ha sempre esercitato.

Così si è espresso papa Francesco a questo riguardo: “La Tradizione è una realtà viva e solo una visione parziale può pensare al ‘deposito della fede’ come qualcosa di statico. La Parola di Dio non può essere conservata in naftalina come se si trattasse di una vecchia coperta da proteggere contro i parassiti! No. La Parola di Dio è una realtà dinamica, sempre viva, che progredisce e cresce perché è tesa verso un compimento che gli uomini non possono fermare” (12/10/2017).

Gabrio Zacchè

 

 

   

 

 

 

 

 

Salvino Leone

Maurizio Chiodi

 

 

 

   

 

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