UCIPEM Unione Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali
Il Natale Cristiano
Una meditazione per gli operatori consultoriali
AUTORE: Aldo Basso
È il giorno natale di nostro Signore: ecco il mistero che oggi celebriamo nella gioia. La parola di Dio che abbiamo ascoltato è tutta una espressione di esultanza. L’angelo dice ai pastori: “Vi annunzio una grande gioia… oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore” (Lc 2,10-11). Il profeta Isaia incoraggia alla speranza il popolo scoraggiato: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una gran luce… Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia… Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio” (Is 9,1-5).
S. Agostino, in una predica ai suoi fedeli così commenta il mistero del Natale: «Svegliati, o uomo: per te Dio si è fatto uomo. “Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà” (Ef 5,14). Per te, dico, Dio si è fatto uomo. Saresti morto per sempre, se Egli non fosse nato nel tempo. Non avrebbe liberato dal peccato la tua natura, se non avesse assunto una natura simile a quella del peccato. Una perpetua miseria ti avrebbe posseduto, se non fosse stata elargita questa misericordia. Non avresti riavuto la vita, se Egli non si fosse incontrato con la tua stessa morte. Saresti venuto meno, se non ti avesse soccorso. Saresti perito, se non ti avesse soccorso» Discorso 185; PL 38, 997).
Dobbiamo, però, ammettere che chi oggi voglia esprimere un pensiero che renda il messaggio cristiano del Natale si trova in difficoltà. Le parole e i simboli ad esso associati hanno subito una specie di falsificazione, finendo con l’assumere significati diversi rispetto a quelli originali.
All’origine di questo processo di contaminazione dei significati vi possono essere diverse cause: un’insufficiente educazione religiosa; le complesse dinamiche dello psichismo umano che, poco disciplinato, può portare l’uomo a modellare anche il mondo soprannaturale in funzione dei propri bisogni psicologici e a vivere le celebrazioni cristiane prevalentemente, se non esclusivamente, condizionato dalla propria sensibilità; la frenesia mercantile che trasforma le scadenze religiose in una fiera delle cupidigie.
Riusciremo a districare la contemplazione del mistero dal gioco ambiguo dei nostri sentimenti? Riusciremo a sottrarci ai richiami banali e frivoli della pubblicità? Sarà possibile, in definitiva, guardare fuori da noi stessi e “tenere fisso lo sguardo su Gesù” (Eb 12,2) che si fa uomo, Figlio di una madre umana, uno di noi, rimanendo Figlio del Padre che è nei cieli?
Il messaggio del Natale cristiano – come del resto il messaggio cristiano in se stesso – si pone sempre di traverso rispetto ai pensieri umani correnti, trae sempre l’uomo fuori da quanto si pensa in funzione di una determinata epoca storica, per condurlo in ciò che vale dall’eternità.
Il Natale cristiano è “un avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere” (Lc 2,15) e che è motivo di grande gioia (Lc 2,10). Meditando sul suo significato autentico, diventiamo consapevoli ancora una volta che esso si svela completamente a noi solo se riscopriamo il senso più genuino del cristianesimo. Esso “non è la religione dell’amore del prossimo o dell’interiorità o della personalità o di quant’altro di questo genere si possa ancora dire. Naturalmente, in tutto ciò vi è qualcosa di esatto, ma come un secondo aspetto, che acquisisce il suo senso solo quando è chiaro ciò che è primo e autentico” (R. Guardini, Natale e Capodanno, Brescia, 1994, p.21). Ed ecco qual è il messaggio autentico ed unico della religione cristiana: Dio manifesta Se stesso in un modo in cui nessuna esperienza psicologica o comprensione filosofica può manifestarLo. Ci viene rivelato che il figlio di Dio è entrato nel mondo e ciò in un senso inaudito. Non solo per via psicologica, nell’animo di una persona pia profondamente dotata; non solo in termini spirituali, nei pensieri di una grande personalità; realmente, storicamente invece, così da produrre l’unità personale con un essere umano. Dio si è fatto uomo, figlio di una madre umana, uno di noi. In Gesù, Egli entra nel mondo e condivide la nostra vicenda umana, viene come Salvatore che ci sottrae al potere del peccato e della morte per farci diventare come Lui. “Di questo evento parla il Natale. Questo è il suo contenuto, questo soltanto. Tutto il resto – la gioia per i doni, l’affetto della famiglia, il rinvigorirsi della luce, la guarigione dall’angustia della vita – riceve di là il suo senso. Quando quella consapevolezza però svanisce, tutto scivola sul piano meramente umano, sentimentale, anzi brutalmente affaristico”(R. Guardini, p.25).
Il Natale è una grazia, non un semplice stimolo morale; non è un premio ad un uomo buono, ma un’offerta di salvezza.
Papa Benedetto XVI afferma (Angelus, 20 dicembre 2009): “Oggi, come ai tempi di Gesù, il Natale non è una favola per bambini, ma la risposta di Dio al dramma dell’umanità in cerca della vera pace. ‘Egli stesso sarà la pace’, dice il profeta Isaia. A noi spetta aprire, spalancare le porte per accoglierlo”. In un canto sacro di altri tempi troviamo queste parole: “Nasci qual sol – a rallegrar la terra e il cielo – deh, nasci nel mio cuore – che è tutto gelo”. Ecco: preghiamo il Signore che Egli nasca nel cuore di ognuno di noi, freddo e chiuso nel suo egoismo, ascoltiamo le parole vere sul Natale cristiano. Ciò sarà possibile anzitutto mettendoci in ascolto della Parola di Dio; partecipando ai momenti liturgici; affidandoci alla meditazione, al silenzio e alla contemplazione raccolta davanti al presepio; sottraendoci in ogni caso ai richiami effimeri e superficiali che riempiono questi giorni di festa. “Impariamo – continua ancora il papa – da Maria e Giuseppe: mettiamoci con fede al servizio del disegno di Dio. Anche se non lo comprendiamo pienamente, affidiamoci alla sua sapienza e bontà. Cerchiamo prima di tutto il Regno di Dio, e la Provvidenza ci aiuterà”.
Aldo Basso
sacerdote e psicologo,
membro del direttivo Ucipem, Mantova