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Interrogativi e perplessità su un progetto di legge spagnola
Sta suscitando vivaci dispute e molti interrogativi sul piano bioetico un progetto di legge spagnola riguardante l’identità di genere e il ‘gender’. In pratica è consentito ai maggiori di sedici anni di cambiare il sesso sulla carta di identità semplicemente recandosi all’anagrafe per indicare il genere prescelto e confermare la scelta dopo tre mesi. Si tratta di un’autodeterminazione del ‘genere’ che suscita molte perplessità sia sul piano medico che scientifico e soprattutto bioetico. In tal modo si trasforma in legge il mero desiderio delle persone con conseguenze sullo stesso processo di maturazione dei giovani. Vengono eliminati i requisiti previsti in precedenza per il cambio di sesso: visita psicologica, diagnosi di disforia e obbligo di sottoporsi a due anni di cure ormonali.
Oltre alla Conferenza episcopale spagnola, sono contrarie a quel progetto di legge molte organizzazioni femministe, per le quali la sostituzione legale del sesso biologico con l’autodeterminazione «distrugge i diritti delle donne». Dissentono anche i pediatri e gli psicologi, mentre l’associazione spagnola di biomedicina ed etica medica denuncia «il forte carattere interventista e di de-medicalizzazione» della legge, che non consente di rilevare «possibili disturbi interpretati come un problema di identità di genere quando non lo è».
“Depatologizzazione” sembra la parola d’ordine a cui è difficile sottrarsi, in ordine a questi problemi. Di qui dilemmi morali e risvolti psicologici e socio-educativi.
Armando Savignano