I papà assenti nell’educazione dei figli

I papà assenti nell’educazione dei figli

 

La cultura occidentale ha in molti ambiti rimosso la figura del “padre”, per questo troppi ragazzi oggi sono “orfani”, carenti dell’amore e di quei valori che un papà può trasmettere ai propri figli. È la severa disamina che il Papa ha effettuato durante l’udienza generale in Aula Paolo VI. Francesco si è volutamente soffermato sugli aspetti negativi annunciando una seconda catechesi in cui metterà in luce la “bellezza” della paternità.

Una volta soprattutto oppressivi, oggi spesso latitanti. Volendo esemplificare con un chiaroscuro netto il ruolo dei padri in famiglia, quelle di qualche decennio fa rispetto alle attuali, si potrebbe dire che da contesti in cui dominava il “padre-padrone” sì è passati, specie in Occidente, a una famiglia – ma anche a una società – “senza padri”.

 

Padri mancanti. È la lettura socio-familiare sulla quale Francesco basa lo spunto iniziale della sua catechesi. “Padre”, sottolinea, è una parola certamente “universale” e anche particolarmente “cara” ai cristiani, perché “padre” è il “nome con il quale Gesù ci ha insegnato a chiamare Dio”. I problemi per il Papa nascono nella cultura occidentale contemporanea dove, nota, la figura del padre viene considerata “simbolicamente assente, svanita, rimossa”: “I padri sono talora così concentrati su se stessi e sul proprio lavoro e alle volte sulle proprie realizzazioni individuali, da dimenticare anche la famiglia. E lasciano soli i piccoli e i giovani. Già da vescovo di Buenos Aires avvertivo il senso di orfanezza che vivono oggi i ragazzi. E spesso domandavo ai papà se giocavano con i loro figli, se avevano il coraggio e l’amore di perdere tempo con i figli. E la risposta era brutta, eh! La maggioranza dei casi: ‘Ma non posso, perché ho tanto lavoro.’”

“Amici alla pari” invece che guide. In passato, aveva ricordato Francesco, in alcune nelle case regnava “l’autoritarismo, in certi casi addirittura la sopraffazione”, con genitori “che trattavano i figli come servi”, insensibili alle loro esigenze di crescita, incapaci di educarli al difficile valore della “libertà”. Adesso, ripete, anche quando sono presenti tanti padri è come se non ci fossero: “A volte sembra che i papà non sappiano bene quale posto occupare in famiglia e come educare i figli. E allora, nel dubbio, si astengono, si ritirano e trascurano le loro responsabilità, magari rifugiandosi in un improbabile rapporto “alla pari” con i figli. Ma, è vero che tu devi essere compagno di tuo figlio, ma senza dimenticare che tu sei il padre, eh! Ma se tu soltanto ti comporti come un compagno alla pari del figlio, non farà bene al ragazzo…”.

Padri di figli orfani. Padri, insiste Francesco, che parlano poco o nulla coi figli e, in generale, che non adempiono al loro “compito educativo”, cioè “non danno ai figli, con il loro esempio accompagnato dalle parole, quei principi, quei valori, quelle regole di vita di cui hanno bisogno come del pane”. Il risultato? Piccoli e giovani segnati da “lacune e ferite”, talvolta “anche molto gravi”: “In effetti, le devianze dei bambini e degli adolescenti si possono in buona parte ricondurre a questa mancanza, alla carenza di esempi e di guide autorevoli nella loro vita di ogni giorno, alla carenza di vicinanza, alla carenza di amore da parte dei padri. E’ più profondo di quel che pensiamo il senso di orfanezza che vivono tanti giovani”.

Tanti idoli ma cuori “rubati”. Papa Francesco spiega che questa analisi a tinte fosche è solo l’inizio di un percorso, che “la luce e la bellezza” della paternità le affronterà in una successiva catechesi. Tuttavia, la conclusione della sua prima riflessione è molto problematica, quando il senso di orfanezza dei giovani si proietta anche sul loro sentirsi abbandonati anche dalla società, sorta di padre putativo che non si prende cura di loro in ambito pubblico: “Anch’essa spesso li lascia orfani e non propone loro una verità di prospettiva. I giovani rimangono, così, orfani di strade sicure da percorrere, orfani di maestri di cui fidarsi, orfani di ideali che riscaldino il cuore, orfani di valori e di speranze che li sostengano quotidianamente. Vengono riempiti magari di idoli ma si ruba loro il cuore; sono spinti a sognare divertimenti e piaceri, ma non si dà loro il lavoro; vengono illusi col dio denaro, e negate loro le vere ricchezze”.

 

Alessandro De Carolis                      Bollettino radiogiornale radio vaticana 28 gennaio 2015

 

            La psicologa: padri assenti, ma madri ansiose e ingerenti.

 

Sull’assenza dei padri in famiglia, come spiegato dal Papa all’udienza generale, e sulla responsabilità condivisa con le madri, è intervistata la psicoterapeuta Michela Pensavalli, docente presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.

R. – Sicuramente, viviamo in una società paradossale dove la tecnologia ci mette tutti molto più in contatto gli uni con gli altri, però i legami sono diventati più liquidi, possiamo dire; quindi è più difficile intercettare davvero i bisogni dell’altro ed entrare in comunicazione con l’altro. E’ una società post-moderna un po’ complicata, che ha avuto un impatto importante dal punto di vista dell’apertura agli altri con le nuove tecnologie, ma che è anche confusiva nel suo modo di potersi esprimere in maniera incessante e senza limiti anche di ruolo. Per esempio, i ruoli del padre e della madre oggi sono molto più ambivalenti: un papà è amico con il figlio sul social network, spia molto spesso il figlio sul social network, però poi non ha il coraggio di affrontare gli elementi scabrosi o conflittuali che ne verrebbero fuori, di ciò che va leggendo della vita privata del figlio. Quindi, siamo stati aiutati per certi versi, ma i rapporti si sono complicati.

 

D. – Il Papa dice che l’assenza della figura paterna nella vita dei piccoli e dei giovani produce lacune e ferite che possono essere anche molto gravi.

 

R. – Sì. C’è da aggiungere una responsabilità condivisa all’interno della famiglia. Quello che io osservo da psicoterapeuta è che molto spesso gli uomini sono messi in ombra anche dalla figura femminile: cioè, assistiamo ad una rivoluzione per cui la donna ha preso molto in mano le fila della famiglia e quindi spesso l’uomo delega totalmente la crescita dei figli e l’aspetto educativo alla madre che però, ovviamente, va in affanno perché due genitori servono appunto per questo, per passarsi il testimone e per dare anche una restituzione che sia armoniosa tra il ruolo della donna e quello dell’uomo. Quindi, è vero che i padri si sono fatti più assenti, però è vero anche che c’è un’ingerenza maggiore da parte delle madri, che sono madri comunque spesso molto ansiose e preoccupate e anche un po’ ingerenti. Concordo con ciò che dice il Papa, ma esorto anche le mamme a valutare di poter lasciare lo spazio giusto ai papà quando vogliono fare.

 

D. – Il Papa dice anche che le devianze dei bambini e degli adolescenti si possono in buona parte ricondurre anche a questa assenza dei padri.

 

R. – Bè, perché il papà è la persona che stabilisce le norme, le regole, i criteri morali, i criteri etici e comportamentali; soprattutto per i figli maschi è importante avere una persona da emulare, da osservare e quindi l’assenza del padre è un peso veramente grande sulla crescita personologica di un bambino. Spesso, per esempio, quando si assiste alla confusività sull’identità di genere, è proprio perché capita che il papà è un papà che si esprime poco, un papà che ha difficoltà a parlare sui toni affettivi ed emotivi e quindi il figlio si rapporta con molta più facilità alla mamma. Non è sempre questa una regola, però spesso succede che il modello femminile è poi quello imperante e il padre depone le armi educative, per così dire, e lascia fare troppo alla mamma.

 

D. – Lei, nella sua esperienza, quali conseguenze vede di questa assenza dei padri?

 

R. – Ma, sicuramente una confusione nella crescita, soprattutto nei maschietti, del “saper fare” e del “saper essere”, perché il padre riveste, da quando i bambini sono piccoli, il ruolo giocoso e quindi tutela anche tutta la fase dell’esplorazione e della conoscenza del mondo. Un papà che è assente nelle prime fasi della vita induce poi nel piccolo o nella piccola un’incapacità di essere totalmente liberi, di fidarsi, di affidarsi al mondo e alle circostanze. Successivamente, i problemi sono di altro tipo: un papà che si assenta, che viene a mancare durante la fase prepuberale o adolescenziale, nel maschio determina una difficoltà nell’identificazione del ruolo di genere, nella femmina porta tutta una serie di surrogati, di ricerca di surrogati, di persone che possano in qualche modo sopperire all’assenza della figura maschile, invischiandosi in relazioni di dipendenza affettiva. Quindi, le femmine, le donne che hanno avuto un papà assente sono quelle che poi o si costringono alla totale assenza del legame con la figura maschile – per continuità, questo, proprio perché non c’è stato quel legame – oppure si invischiano in legami di dipendenza e quindi di “amore-troppo amore” che però poi non le lascia libere di esprimere se stesse.

 

Sergio Centofanti       Bollettino radiogiornale radio vaticana 28 gennaio 2015.

 

http://it.radiovaticana.va/radiogiornale

 

Testo ufficiale             http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2015/documents/papa-francesco_20150128_udienza-generale.html

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