I donatori di sangue danno un grandissimo contributo alla scienza medica

 

I donatori di sangue danno un grandissimo contributo alla scienza medica

 Autore: Attilio Pignata

Donare il sangue è molto importante: questo il messaggio che è emerso dall’incontro a Suzzara il 26 giugno, con la testimonianza della storia di vita di un bambino salvato dalle trasfusioni di sangue ancora prima di nascere.

L’evento ha visto la presenza di dirigenti dell’AVIS e di redattori del periodico “Cronache Sanitarie”. Presenti diversi ex presidi ed insegnanti (una decina) perchè la nonna del bambino (prof. Anna Orlandi in Pincella) è stata per 17 anni dirigente del liceo a Suzzara. Dopo i saluti dell’assessore alla cultura e alla scuola Raffaella Zaldini, che ha sottolineato la sua continua e stretta collaborazione con il periodico, ha aperto i lavori il vice presidente dell’AVIS di Suzzara Maurizio Morbidi con una dettagliata cronaca dell’attività della sede AVIS di Suzzara, il punto di raccolta anche per i paesi vicini: nel 2017 sono state raccolte ben 4158 sacche di sangue da 1375 donatori.

È poi intervenuta la prof. Gabriella Bigi, redattrice, già insegnante, che ha spiegato il suo ruolo di far conoscere la funzione dell’AVIS nelle scuole dove – insieme ad altri collaboratori – sono impegnati a sensibilizzare gli studenti sul valore del dono, a partire dalle molteplici forme di volontariato.

Successivamente ha preso la parola Elisa Pincella per raccontare la storia di vita del figlio Francesco, presente in un angolo della sala tutto intento a giocare con la nonna, per dire la sua esperienza di madre con un figlio che non sarebbe nato se i medici non fossero tempestivamente intervenuti sul sangue del nascituro. La madre infatti era portatrice di anticorpi incompatibili con il sangue del feto: scientificamente, si tratta di “immunizzazione anti-Kell”. La diagnosi è stata fatta a Mantova: sono stati i medici del Poma ad affidare subito Elisa alla clinica “Mangiagalli” di Milano. Il feto viene sottoposto a tre trasfusioni di sangue mediante l’introduzione di un ago nella vena ombelicale. Alla sua nascita una quarta trasfusione. Il racconto ha toccato momenti di alta attenzione. Elisa è stata brava, decisa, sicura, è riuscita a non emozionarsi, ma ha fatto emozionare i presenti in sala. Ha mostrato la sua grande volontà di collaborare in ogni modo con medici fantastici, ha detto, per farmi nascere Francesco. Elisa ha elogiato la sanità che funziona, gli operatori che sono straordinari, ma anche i donatori di sangue per il grandissimo contributo che danno attraverso il dono.

Quel dono ha un significato molto profondo, come ha detto il parroco di Suzzara mons. Paolo Gibelli, che ha sapientemente spiegato la differenza fra la verità della scienza e la verità della fede, spiegando con semplicità e competenza il significato di fede, che vuol dire accogliere la verità rivelata da Gesù ascoltando la sua parola. Fede significa dare senso alla vita, ha detto mons. Gibelli che ha risposto alle domande del perché la vita, la morte, il dolore, la sofferenza. Ecco, la fede è una risposta a queste domande.

E la nonna, chiamata a dire la sua, ha commentato: Francesco cresce bene, sano e intelligente. È proprio un “miracolo ben riuscito” di cui ringraziare il Signore.

Attilio Pignata

 

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