Convegno UCIPEM di Rimini – Il Filo d’Arianna Restituzione dei Lavori di Gruppo

Il Filo d’Arianna

Restituzione  dei Lavori di Gruppo

Risultati immagini per il filo di arianna 

                                                                                     

                              “A un tappeto di meravigliosa complicazione, del quale il                                                                     tessitore non mostri che il rovescio – nodoso, confuso –                                                                         fu da molti poeti, da molti savi, assimilato il destino”.   

Cristina Campo                                                               

Da “Il flauto e il tappeto”ed. Rusconi 71

 

            L’attività all’interno dei Convegni nazionali dell’Ucipem, è spesso caratterizzata dall’alternarsi tra momenti formativi legati a lezioni frontali, e vere e proprie attività di gruppo, tematiche o multidisciplinari, che vedono i vari membri dei sottogruppi lavorare insieme; è così che, attraverso confronti, opinioni, discussioni e scoperte si arriva spesso a costruire una conoscenza importante che è il frutto di questi utili paralleli e di un processo di apprendimento reciproco, stimolato soprattutto dal raffronto tra ciò che abbiamo dentro la nostra esperienza e quella degli altri. Tale dinamica ricorda molto l’utile strumento dell’équipe che rimane da sempre il cuore pulsante dei nostri consultori.  

Questo breve lavoro, Il Filo d’Arianna, tenta di portare l’esperienza dei singoli gruppi di lavoro che si sono svolti al Convegno Nazionale di Rimini, e pertanto non posso fare a meno di ringraziare chi ha condotto i vari gruppi, ovvero ha costituito la Trama di questi incontri: Chiara Camber, Raffaella Moioli, Maria Grazia Antonioli, Francesca Frangipane, Emanuela Elmo, Cristiano Marcucci e Giancarlo Odini; buona parte di loro ha contribuito anche ad aiutarmi a strutturare l’Ordito, quindi, come accade spesso nelle situazioni più complesse, questa tessitura è il frutto del lavoro di più mani. Il mio lavoro iniziato citando un tratto della poesia di Pierpaolo Pasolini “Il pianto della scavatrice”:

Piange ciò che ha / fine e ricomincia. Ciò che era / area erbosa, aperto spiazzo, e si fa / cortile, bianco come cera, / chiuso in un decoro ch’è rancore / […] Piange ciò che muta, anche / per farsi migliore. La luce / del futuro non cessa un solo istante / di ferirci.  ( da “Le ceneri di Gramsci” Ed. Garzanti)

Questi versi mi hanno stimolato particolarmente perché rappresentano pienamente le emozioni del cambiamento, durante il quale il bisogno di sicurezza, spesso perduto, mette in moto una complessa serie di sentimenti, urgenti e non di rado spiacevoli, i quali possono condurre però ad un decorso non necessariamente solo drammatico, che diventa, come ben sappiamo, precursore di stabilità e anche vero processo evolutivo. Questo è quello che accade nelle nostre famiglie, nei consultori e anche nell’ Unione Nazionale che, partendo  dalle domande, sta cercando di fronteggiare i cambiamenti, incontrando i vari consultori. Seguendo il filo d’Arianna ci troveremo a percorrere una strada che abbraccia tutte le tematiche sopra descritte.

I due momenti di cui mi occuperò hanno interessato parte della mattina e del pomeriggio del sabato e sono stati principalmente caratterizzati dalla struttura dei gruppi e dalle loro dinamiche.

– I gruppi della mattina erano omogenei per professionalità; si è riflettuto in modo specifico sui ruoli professionali all’interno dei nostri consultori, considerando le risorse, le criticità, ed evidenziando anche cosa chiedere all’Ucipem Nazionale. In particolare si è riflettuto sulla domanda sulle singole competenze:  “Come vivi la tua professionalità?”, attivando due piani: uno ideale, facendo scegliere un’immagine-stimolo, tra tante proposte, che potesse rappresentare efficacemente la persona, e l’altro più pragmatico e cognitivo, basato sulla libera associazione e sulla costruzione di cartelloni che via via si riempivano di interpretazioni, di concetti, di fattori sensibili, di sentimenti e suggestioni che riguardano il rapporto io – consultorio dei singoli partecipanti, pur rimanendo sempre nell’ottica del proprio ruolo e dell’équipe .

– I gruppi del pomeriggio, denominati “Lo stile Ucipem nella consultazione”, erano gruppi interdisciplinari; per prima cosa si è simulata un’équipe su un caso clinico in cui i singoli partecipanti si sono attivati più che sulle interpretazioni, su quello che la situazione proposta provocava e su cosa avrebbe fatto ogni operatore, successivamente c’è stato il passaggio ad un lavoro espressivo, dove non si sono usate le parole ma solo le emozioni e gli oggetti. In questo caso ogni membro del gruppo ha lavorato attraverso un vero e proprio atelier espressivo in cui ognuno ha costruito, disegnato o assemblato un opera d’arte personale che lo rappresentasse, scegliendo tra tanti oggetti, colori, carta, ecc… Fatto questo, sempre con la suggestione della musica, in un secondo momento si sono formati, scegliendosi con lo sguardo, dei piccoli sottogruppi di quattro in cui i partecipanti, usando solo il materiale esistente, potevano insieme aggregare le singole opere formandone una unica più grande. Nei gruppi alla fine è stato possibile rileggere la propria opera e quella costruita congiuntamente, offrendo l’opportunità di riflettere su come ci si è sentiti, di portare l’attenzione al sentire e al pensare dell’altro, diverso da me, con cui condividere, proprio come quelle opere d’arte, armoniche nonostante fossero frutto di un’apparente diversità.

 In qualche modo i due lavori si sono perfettamente integrati pur essendo gli stili di conduzione e di andamento dei due gruppi particolarmente diversi, uno più tematico – concettuale, l’altro più espressivo – rappresentativo. Tale diversità dei metodi ha evidenziato da un lato una specificità nella quale ognuno di noi ha trovato più o meno la sua rispondenza, dall’altra una complessità non sempre totalmente accessibile, ma stimolante,  che rappresentano in realtà un po’ il nostro vissuto quotidiano all’interno dei consultori. Effettivamente quello che si è visto è stata una concertazione tra i due lavori di gruppo e ciò appare particolarmente rappresentativo e vicino alla tematica di questo convegno che ha voluto fare il punto proprio sulla storia in divenire dell’operatore all’interno dei centri Ucipem, percorrendo l’immaginario del passato – presente e soprattutto del futuro dei nostri consultori.

E’ difficile esprimere un lavoro generale che possa abbracciare le moltitudini di stimoli che sono emersi dai singoli, tuttavia appare necessario elencare alcune parole chiave che possono rappresentare molto bene i vissuti degli operatori e lo stato dell’arte delle nostre équipe. Il lavoro di sintesi mostra alcune parole chiave che partivano dall’affermazione “Essere (in) consultorio come…”:

 

 Mi sento in cammino;   Evoluzione;   Luce, dare una speranza a chi è in difficoltà;   Adattarsi all’altro; Contemplazione e mistero.. Profondità;   Armonia e alterità;   Bellezza;   Sicurezza, struttura, fissità;   Confrontare le stagioni del percorso terapeutico;   Sfumatura come facilitazione alla relazione;   Credere nell’altro e offrire stima;   Tempo e Spazio;   Scogli, difficoltà;   Leggerezza;   Meticci (tra tecnici e creativi);   Appesantimento e problemi;   Luogo rassicurante;   Lavoro su di sé;   Fiducia nell’équipe;   Misura dei propri e altrui limiti;   Slancio verso il cielo;   Volare e rimanere nel concreto;   Rete;   Servizio;   Giostra di luci e ombre,   sfumature;   Pari, nessun centralismo;   Ascolto e rielaborazione;Professionalità, Credibilità;   Creare legami;   Tenerezza;   Luogo di multidisciplinarietà;   Appartenenza;   Luogo di coesistenza degli opposti;   Gruppo, in condivisione e relazione;   Consapevolezza del dolore e della complessità;   Sinergia;   Operatori stanchi;   Stare assieme per non sentirsi soli;   Farsi carico di… ;   Silenzio \ Ascolto,  Luogo di meditazione e riflessione;   Dolore e fatica;   Trasformazione;   Visione tra circolarità e focus;   Grave, misterioso penetrante;   Vicinanza, semplicità e immediatezza;   Osare e volare;   Scommessa : persona e fascino;   Costruzione;   Spazio per le emozioni prima del pensiero;   Sicurezza.

 

Queste frasi sono uno stimolo vitale per capire cosa accade in noi e nelle équipe, considerando che hanno attinto per ogni membro dei gruppi contemporaneamente dal suo ruolo e dal suo essere persona e, perché no, anche dall’essere membro di un gruppo stesso.

Dai lavori di gruppo, divisi per categoria (direttori, avvocati, psicologi, consulenti familiari), sono emersi altri item importanti, per facilitare la lettura dei contenuti sono stati raggruppati anche per :Risorse, Criticità e difficoltà  e infine Richieste all’Ucipem.

Di seguito è possibile leggere ciò che è emerso:

 

RISORSE DIRETTORI :

Fiducia nell’équipe;   Speranza;   Andare oltre i propri limiti;   Idealità (aspetti valoriali);   Progettualità;   Elasticità;   Capacità d’ascolto;   Capacità di creare legami;   Centralità della persona;   Tenerezza;   Fare unità;   Creatività;   Formazione;   Rete.

 

RISORSE AVVOCATI :

Arricchimento del lavoro in consultorio ;   Lo portiamo anche nella nostra professione  individuale;   Supervisione; Esplorazione;   Senso di sicurezza lavorando in Consultorio (appoggio al gruppo, condivisione, supervisione) e riverbero nello studio professionale;   Valorizzati ed entusiasti;   Lavoro d’équipe.

 

RISORSE PSICOLOGI :

Formazione e fiducia;  Lavoro di gruppo —– diversi livelli;   Formazione permanente con supervisore esterno;   Collaborare con consapevolezza fiducia, senza maschere e con umiltà.

 

RISORSE CONSULENTI FAMILIARI :

Aggiornamento;   Formazione e supervisione;   Rinnovamento;   Dinamismo;   Armonizzare l’équipe con ruoli diversi;   Mantenere fili sottili con gli operatori;   Utilizzare lo statuto come promotore  di rinnovamento;   Rispetto per la persona (Io sono OK tu sei OK);   Visione antropologica comune;   Spirito di servizio;   Tolleranza;   Saper stare in relazione con l’altro nell’equipe in modo autentico comunicando e rispettando sé stesso e l’altro (la carità nella verità);   Competenze di ognuno;   Sensibilità;   Disponibilità;    Lavoro di gruppo;   Novità originalità;   Appartenenza;   Entusiasmo;   Capacità empatica;   Esperienza maturata;   Giovani operatori;   Feedback Utenti;   Divulgazione- apertura all’esterno.

 

 CRITICITA’ E DIFFICOLTA’ DIRETTORI :

Solitudine dei nostri consultori;   Mancanza di riconoscimento ecclesiale e degli enti;   Mancanza di raccordi Regionale Nazionale (Rete) in tutte le dimensioni;   Sostegno alle nuove generazioni;   Alcune professionalità sono schiacciate;   Formazione aggiornamento.

 

CRITICITA’ E DIFFICOLTA’ AVVOCATI :

La capacità di mediare senza consigliare;   Mancanza di cultura verso la mediazione familiare in tutti gli ambiti del tessuto sociale e la confusione tra la consulenza familiare e la mediazione familiare;   Difficoltà di mantenere sé stessi in un  giusto equilibrio nei lavori in équipe;   Delusione per l’atteggiamento di certa utenza (situazione  generale);   Pregiudizi nei nostri confronti;   Altalenanza tra Gratificazione e amarezza.

 

CRITICITA’ E DIFFICOLTA’ PSICOLOGI :

Rischio di psicologizzazione e tecnicismo   così come la medicalizzazione;   Disattenzione alle dinamiche interne.

 

CRITICITA’ E DIFFICOLTA’ CONSULENTI FAMILIARI :

Fatica nel dare spazio all’autenticità nell’équipe;   Tolleranza;   Fondi economici scarsi e di conseguenza incertezza sul futuro;   Solitudini;   Stare dentro i tempi dell’utente;   Momenti di confusione e fragilità nostre;   Stare al passo con i cambiamenti continui;   Non saper dire di no;   Mancanza di Consulenti più anziani che accompagnino i nuovi;   Richiesta di contenimento;   Trovare il tempo per la formazione e l’aggiornamento;   Riconoscimento giuridico della figura del consulente familiare da parte della Regione;   Marginalità;   Riconoscimento \ Conoscenza;   Rapporto con gli psicologi;   Quando finisce il lavoro nel volontariato? Chi lo decide?;   Armonizzare l’équipe (Vecchia guardia e Nuova);   Ripetersi;   L’essere volontario è risorsa e difficoltà.

 

 

RICHIESTE ALL’ UCIPEM DIRETTORI :

Rete e formazione;   Valorizzazione delle regioni;   Fare il  punto sulle esperienza locali;   Strumenti formativi operativi per lavorare in équipe;   Condividere le eccellenze.

 

RICHIESTE ALL’ UCIPEM AVVOCATI :

Tanta rete fra i consultori.

 

RICHIESTE ALL’ UCIPEM PSICOLOGI :

Formazione all’appartenenza UCIPEM;   Scambi di supervisori tra consultori;   Corsi per consulenti;   Rete informativa.

 

RICHIESTE ALL’ UCIPEM CONSULENTI FAMILIARI :

Fare formazione su come possiamo accogliere il nuovo;   Griglia di lavoro per comunicare  quando fermarsi  (Formula);   Modifica carta UCIPEM per consulente familiare;   Dialogo con la regione in riferimento alla figura del consulente familiare;   Radici salde e spazio al nuovo;   Necessità di esportare il nostro modello;   Approfondimento delle Specificità e Regioni;   Conoscere il “Nemico” trattare delle tematiche che sono al di fuori delle nostre capacità;   Proseguire la conoscenza dei territori nei vari consultori;   Fare rete con altri Movimenti ,CFC, AICEF;  Ricerca di Progetti Europei – Fondi europei per la relazione di aiuto;   Migliorare la comunicazione in rete;   Possibilità di avere per tutti i nostri indirizzi E-mail (Direttivo);   Bilancio sociale Nazionale da presentare alla Politica;   Sito che mette in rete tutti i nostri consultori;   Linee guida scritte che descrivano il modo di essere e di lavorare dell’UCIPEM;   Che il Referente regionale si prenda cura, faccia da capogruppo;   Incontri regionali;   Studiare modalità di comunicazione di internet per agevolare  comunicazione fra tutti, per fare rete e diffondere informazioni;   Spendere qualche risorsa in comunicazione per essere visibili sul territorio;   L’Ucipem Nazionale deve fungere da raccoglitore dei vari questionari (anche Statistiche già elaborate per altri enti);   Linee guida scritte che descrivano il modo di essere e di lavorare dell’UCIPEM.

 

Questi item sono sicuramente frutto di energia ed entusiasmo, ma anche di fatiche e fronteggiamenti, nascono da luoghi apparentemente comuni come i consultori e da spazi specifici quali la vita e la professionalità, si alimentano di cambiamenti e sono il frutto del lavorare con fatica ed attenzione, proprio come quelle mani che per tanto tempo hanno intessuto trama ed ordito assieme. Questi punti messi in evidenza sono fondamentali per la vita dei nostri centri e rappresentano una sfida che, già lanciata, dobbiamo accogliere e coltivare.

Il filo d’Arianna incomincia ad intrecciarsi, ed è fatto di storie, sensazioni, ricordi, pensieri, che compongono un’immagine ricca di particolari e punti di vista, è per questo che ho pensato di mantenere le frasi citate dai partecipanti dei gruppi, al fine di conservare il più possibile vivo il risultato, fatto di persone e esperienze, generato da questi preziosi incontri.  Sono convinto che queste frasi e queste idee siano estremamente vicine al nostro modo di essere in consultorio, alcune risuoneranno molto forti in noi, altre non ci piaceranno, e altre ancora ci faranno esclamare con sorpresa : “E’ vero!”,  credo che questa sia la potenza delle nostre testimonianze, che si intersecano tra età, generazioni e vite diverse, esperienze comuni e molto significative che generano un senso di identità importante che merita tutta la nostra attenzione, radicato nel passato e linea guida per il nostro futuro. Ho concluso il mio lavoro al convegno di Rimini con una metafora, quella dell’arcobaleno. Ho usato tre fotografie: una mostra l’arcobaleno che disegna il suo arco sullo sfondo del cielo in modo nitido da una parte all’altra di un campo, nella seconda l’arcobaleno sembra partire tra le montagne e sale perdendosi tra le nuvole, nell’ultima un rapace vola alto nell’aria, accompagnato da un cielo che riporta proprio i colori dell’iride. Queste tre immagini rappresentano i passaggi  delle nostre esperienze: la prima ricorda come tutto parte dalla vita,  il contatto con le storie e le vicissitudini, la seconda ci rammenta la voglia di salire, pur non dimenticando il contatto e la gravità della realtà e la terza il volo, quell’esperienza magica che ci permette di sognare anche ad occhi aperti ma che soprattutto ci aiuta, ad essere un po’ visionari, e  a vedere un po’ più in là del solito orizzonte mantenendo ben presente il nostro punto di partenza.

Condividi, se ti va!