UCIPEM Unione Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali
Giacché le variabili sono tante, numerose e complesse, non è possibile definire, con buona approssimazione, le conseguenze che le molteplici situazioni avranno sul futuro benessere del nuovo essere umano. Possiamo soltanto ipotizzare, utilizzando alcuni elementi di studio e le esperienze personali, solo alcuni fra i tanti scenari possibili.
Le condizioni che possono facilitare un buon percorso educativo e relazionale sono numerose:
- Un’età adeguata.
- La giovinezza e la maturità personale dei genitori.
- La serenità dell’ambiente.
- La disponibilità ad adattarsi ai bisogni del nascituro e quindi la positiva e costante comunione con questi.
- La capacità di avvertire il bambino come un dono.
- Una realtà di coppia stabile.
a) Un’età adeguata
Per quanto riguarda l’età è difficile indicarne una ideale, in quanto si può essere maturi e capaci di educare bene un bambino quando ancora, per le leggi degli Stati, non ci si può sposare; come, d’altra parte, si può essere affettivamente e psicologicamente immaturi ad un’età nettamente avanzata. Ciò in quanto la maturità di una persona è solo in parte legata all’età cronologica. È noto però che fisiologicamente l’età troppo giovane, al di sotto dei diciotto anni comporta, oltre che possibili problemi di natura organica, difficoltà educative dovute ad una scarsa autorevolezza e alla presenza di comportamenti eccessivamente amichevoli e poco consoni al ruolo genitoriale.[1] Di contro, nell’età troppo avanzata, al di sopra dei trentacinque – quarant’anni, nella relazione e nell’educazione di un bambino vi è il rischio che possano concorrere negativamente, oltre l’ampio divario generazionale, la più intensa emotività, la maggiore fragilità psicologica, la minore elasticità mentale. Pertanto, tra i genitori attempati ed i loro figli potrebbero essere più frequenti i legami ansiosi e patologici. Come lasciare, ad esempio, che il figlio scelga liberamente la strada da percorrere nella vita quando, vivendo una situazione di fragilità e malinconia, lo si vorrebbe più intensamente e per un tempo più lungo legato a sé?
Non è da sottovalutare, inoltre, una più intensa inquietudine presente nei figli di genitori attempati, dovuta alle più gravi e frequenti malattie presenti in questi ultimi e ai maggiori timori per la loro possibile scomparsa.
Oggi che le cause delle maternità precoci sono dovute essenzialmente alla estrema libertà sessuale di cui godono gli adolescenti, per cui gli interventi di prevenzione non possono che essere di tipo educativo. Non dovrebbe mancare, nei confronti degli adolescenti e dei giovani, una costante guida autorevole e morale da parte dei genitori e dei familiari. D’altra parte le istituzioni pubbliche dovrebbero farsi garanti delle immagini e dei contenuti che sono proposti quotidianamente ai minori e ai giovani, in modo tale da valorizzare e stimolare in questi un uso attento e responsabile della sessualità, evitando di farla apparire, come spesso avviene in numerosi film e spettacoli, come un piacevole gioco, un divertente passatempo o soltanto uno dei tanti modi con i quali si possono esprimere i sentimenti amorosi.
a) La maturità personale dei genitori.
I genitori affettivamente e psicologicamente maturi, sono molto favoriti nell’accettazione e nella relazione con un figlio, a causa della migliore resistenza agli stress, per la maggiore vivacità e serenità interiore e per un migliore controllo delle pulsioni. Inoltre i genitori maturi hanno la possibilità di applicare più facilmente uno stile educativo più lineare ed equilibrato. Pertanto, questi genitori, saranno capaci di affrontare e vivere meglio tutte le esperienze di vita, non solo quelle facili e gioiose, ma anche quelle difficili e tristi. Essi, più facilmente, sapranno selezionare e oculatamente scegliere quanto può essere utile al nascituro e all’intera famiglia, senza farsi influenzare eccessivamente dalle mode del momento. I genitori maturi hanno, inoltre, le capacità necessarie per riuscire a limitare i loro bisogni individuali. Pertanto saranno lieti di donare il proprio tempo, le proprie energie, le loro attenzioni, la loro presenza, la loro disponibilità, al figlio che nascerà limitando, quando è necessario e per il tempo necessario, tutte le altre attività ludiche o lavorative, senza nulla rimpiangere: né la tenera e comoda dipendenza dai genitori d’origine, né gli effimeri divertimenti e passatempi dell’età adolescenziale, né il gratificante lavoro. Essi, inoltre, saranno capaci di creare attorno al figlio che nascerà l’ambiente a lui più favorevole, allontanando sia gli inquinanti fisici, come i farmaci, i cibi adulterati e le radiazioni pericolose, sia gli inquinanti psicologici: come l’ansia, la fatica, la tensione interiore, la conflittualità e lo stress, in quanto sanno che questi rappresentano dei potenziali rischi per il nascituro.
Questi genitori è facile, inoltre, che avranno maggiori capacità nello scegliere con attenzione ed oculatezza il momento più idoneo in cui aspettare un figlio. Essi vorranno essere e sentirsi pronti ad accoglierlo bene. Pronti dal punto di vista fisico, in quanto persone adulte ma non troppo avanti con gli anni. Pronti dal punto di vista economico, in quanto capaci di mantenerlo ed educarlo dandogli il necessario anche se non il superfluo. Pronti dal punto di vista sociale, in quanto coppia unita in modo stabile e duraturo, mediante un vincolo responsabilizzante come quello del matrimonio.
b) La serenità dell’ambiente.
Il fragile essere umano che si sta formando nel ventre materno, ha la necessità di crescere e svilupparsi in un ambiente sereno. E poiché prima della nascita l’ambiente del bambino è dato soprattutto dalla madre, il piccolo ha bisogno che questa donna viva l’esperienza della maternità con distensione, gioia e ottimismo, in quanto queste condizioni facilitano molto gli aspetti biologici della gravidanza e l’instaurarsi di un positivo e intenso rapporto madre – figlio.
Una madre psicologicamente equilibrata e serena, riesce ad affrontare molto meglio gli eventuali malesseri e problemi che si dovessero presentare durante i nove mesi di attesa, senza paure eccessive e senza andare facilmente e inutilmente in ansia. Ansia e paure che, se durevoli o troppo intense, rischiano di compromettere e danneggiare il fisiologico decorso della gravidanza.
Se è vero che l’equilibrio e la serenità della madre sono dati soprattutto dalle sue caratteristiche psicologiche, è altrettanto vero che l’aiuto ed il sostegno che può ricevere dalle persone che le sono vicine e con le quali è in contatto, sono fondamentali. In molte culture viene prestata un’enorme attenzione alle donne in attesa, verso le quali viene attuata una notevole protezione da parte non solo dalle loro famiglie e ma anche da tutta la comunità nella quale vivono, al fine di evitare loro ogni trauma: sia fisico sia psicologico.
Intanto è molto importante l’apporto del marito, o comunque del padre del bambino. Questi, durante tutto il periodo della gestazione e dell’allevamento del piccolo, ha il compito di creare attorno alla madre e nella famiglia, un ambiente il più tranquillo, caldo e confortevole possibile, in modo tale da permettere alla sua donna di lasciarsi andare, nei confronti del figlio, a quell’atmosfera particolare e a quell’intimità speciale, che è indispensabile al fine di intraprendere il fondamentale rapporto empatico con la loro creatura. Compito del padre è inoltre quello di metterla al riparo, con il suo lavoro e le sue attenzioni e il suo comportamento, da attività faticose e da ambienti inquinanti o stressanti che potrebbero danneggiare il prodotto del concepimento.
Per Wenner (in Bowlby, 1982, p. 111) una buona madre ‹‹…ha un rapporto stretto con il marito ed è desiderosa e felice di far conto del suo aiuto. A sua volta è capace di dare spontaneamente agli altri, compreso al proprio bambino. Al contrario una donna che ha grosse difficoltà emotive, durante la gravidanza e il puerperio ha grosse difficoltà nel fare affidamento sugli altri. Essa è incapace di manifestare il suo desiderio di sostegno, oppure lo fa richiedendolo in modo aggressivo, riflettendo in ambedue i casi la sua mancanza di fiducia che ciò possa verificarsi››.[2]
Altrettanto importante è l’apporto degli altri familiari, i quali hanno anche il compito di offrire con la loro presenza, con le loro parole ed i loro comportamenti, segnali inequivocabili di sostegno, disponibilità e supporto alla coppia, così che questa possa meglio capire, vivere e affrontare, gli eventi sia positivi sia negativi di questa fase particolare della vita della madre e del bambino.
Fondamentale è il compito delle donne della famiglia: madre, suocera, zie, cugine più anziane. Queste dovrebbero essere in grado di sostenere, aiutare, consigliare la neo-mamma soprattutto nelle prime settimane del suo rientro a casa dopo il parto. Compito che dovrebbero svolgere con dolcezza, serenità e affetto, rispettando i bisogni della puerpera, senza per altro essere eccessivamente invadenti ed opprimenti. In molti paesi ed in molte culture questo supporto è costante e stabile. Ciò purtroppo non sempre avviene nei moderni paesi occidentali nei quali, per motivi vari: impegni lavorativi eccessivi, chiusura della coppia nei confronti della rete parentale, notevoli distanze fisiche tra l’abitazione della madre in attesa ed i suoi familiari, la neo-mamma rimane sola, in balia dei suoi dubbi, insicurezze e scarse conoscenze sulla migliore gestione sia della gravidanza sia, in un momento successivo, del neonato. Le conoscenze ottenute dalla lettura di articoli nella rete Internet, sui libri e riviste sull’argomento, non riescono a fornire loro un sufficiente supporto, per un compito molto complesso e variegato, che necessita di notevoli esperienze pratiche.
I medici, d’altra parte, non si dovrebbero sottrarre all’obbligo di costruire, coltivare e mantenere con le loro parole e con i loro comportamenti nell’animo della madre e della famiglia della gestante un buon equilibrio e benessere psichico, evitando di consigliare tutte quelle visite, terapie ed esami inutili o superflui che potrebbero provocare stress sia alla madre sia al suo piccolo.
c) La positiva e costante comunione con il nascituro.
In condizioni di normalità il legame con il figlio spesso precede, almeno nella fantasia e nel cuore dei genitori più maturi, l’evento stesso della gravidanza. Questo legame dovrebbe diventare più solido e tangibile quando la nuova vita bussa alla porta dell’esistenza e chiede di svilupparsi e crescere, non solo come elemento organico e materiale, ma anche e soprattutto come essere umano ricco di capacità intellettive, affettive, relazionali e morali.
Quando questo legame è solido, continuo ed emotivamente gioioso, il cuore dei genitori e dei familiari diventa ampio, caldo e accogliente, per cui hanno scarsa importanza tutti quegli esami che tendono ad evidenziare una possibile disabilità, al solo scopo di mettere poi la coppia nella tremenda alternativa di effettuare o no un aborto terapeutico o eugenetico. Se i genitori hanno fiducia nelle capacità e possibilità della natura, non accetteranno neanche di praticare quell’eccesso di esami clinici e visite ginecologiche, che fanno soffrire sia la donna sia il nascituro, ma si atterranno soltanto a quelle ritenute utili ed indispensabili. E non importa, come invece oggi viene suggerito, che la madre senta il dovere di fare ascoltare una tenue e distensiva musica sinfonica al bambino che vive nel suo ventre: il battito calmo del suo cuore che vive e gusta ogni momento dell’attesa con serenità e gioia e il suo canto spontaneo, mentre attende alle normali occupazioni quotidiane, saranno, per il figlio che deve nascere, le migliori melodie. E non importa che la madre sia obbligata o spinta a raccontargli delle favolette. C’è tempo per le favole. Le voci serene, provenienti da una casa in cui regna l’armonia, saranno, nei mesi dell’attesa, le sue favole preferite.
d) La capacità di avvertire il bambino come dono.
Quando l’essere umano che si sta formando ha la fortuna di essere accolto da genitori e da una famiglia aperta alla vita, generosa nei confronti di se stessi e degli altri, l’attesa di un bambino può dare molto in quanto, quel nuovo cucciolo d’uomo, assolutamente unico e irripetibile, è avvertito come un dono. Un dono al piccolo che nascerà. Un dono a se stessi, alla propria famiglia e alla società. Un dono per il mondo. E se i genitori e gli altri familiari sapranno costantemente comunicargli in ogni momento della sua vita questa disponibilità interiore, il bambino sentirà, dentro di sé e attorno a sé, questa splendida realtà: essere per tutti un regalo e mai un peso. Ciò sarà per lui fonte di sicurezza, calore e gratitudine. Servirà a rafforzare l’autostima. Sarà utile nel creare un legame solido, stabile e ricco di fiducia, con i suoi genitori e con la realtà che lo circonda.
Ma i doni vanno accettati così come sono. Se, invece, i genitori hanno delle attese e un’immagine irrealistica del figlio che dovrà nascere, se si aspettano solo delle qualità positive: ‹‹Sarà, intelligentissimo, bellissimo, sempre e assolutamente sano, incapace di fare capricci; sarà sicuramente in grado di rispondere ad ogni nostra esigenza e aspirazione conscia e inconscia››. In questi casi la delusione e la frustrazione non potranno che essere pesanti ed invalidanti nei riguardi della relazione genitori – figlio. Così come saranno dolorosi i risvolti nei confronti del piccolo, il quale avvertirà se stesso come incapace di dare piacere e gioia ai suoi genitori, così come ogni bambino vorrebbe (Zattoni, Gillini, 2003, p. 19).[3] D’altra parte, se il figlio si conforma a questa eccessiva ed irrealistica idealizzazione, da parte dei genitori vi sarà il rischio di contribuire ad un’ipertrofia dell’Io del piccolo, con segni di onnipotenza che potrebbero portarlo a vivere in maniera eccessiva ogni frustrazione, nel momento in cui, nel corso della vita, sarà costretto a confrontarsi con i suoi limiti e con i suoi errori (Zattoni, Gillini, 2003, p. 20). [4]
e) Una realtà di coppia stabile.
La presenza di una coppia stabile, costituita da due persone di sesso opposto, unite da un saldo legame sociale, è elemento essenziale sia per vivere bene la gravidanza, sia per la futura educazione ed allevamento del bambino. La presenza di un saldo legame sociale, come può essere quello del matrimonio, in tutti i popoli ed in tutte le epoche è consequenziale a questa necessità. I motivi che rendono importante una condizione di coppia stabile e quindi di famiglia solida e duratura, sia durante la gravidanza che dopo, sono numerosi:
- l’essere umano è estremamente complesso per essere educato da un solo genitore;
- in due si affrontano meglio i momenti difficili;
- la vita interiore del bambino necessita di due figure genitoriali;
- i possibili motivi di crisi o malessere possono essere più facilmente superati se, accanto al bambino, sono presenti due genitori;
- due genitori di sesso opposto permettono di introitare più facilmente una corretta identità e ruolo sessuale;
- la funzione educativa risulta più semplice quando sono presenti due genitori;
- un genitore solo ha maggiori problemi economici;
- la coppia è essenziale per una buona socializzazione del minore.
- L’essere umano è estremamente complesso per essere educato da un solo genitore.
L’uomo è l’organismo più complesso da noi conosciuto. Le sue notevoli possibilità nel linguaggio, nell’intelligenza, la sua ricca e variegata vita sociale e relazionale, la sua cultura, non possono essere sviluppate e realizzate senza l’intervento di più esseri umani, ognuno con un suo compito specifico. La madre, proprio perché portatrice di qualità particolari di tipo femminili, ha la possibilità di far crescere nel bambino, maschio o femmina che sia, quelle qualità comunicative, affettive, emotive e relazionali, proprie del genio femminile, che sono indispensabili al nuovo essere umano. Mentre un padre, se è educato e si adopera in senso maschile, così come dovrebbe, può aggiungere al patrimonio materno le sue caratteristiche virili: la forza, il coraggio, la razionalità, la coerenza, la linearità e la fermezza. Qualità che sono altrettanto utili sia ai maschietti sia alle femminucce.
- In due si affrontano meglio i momenti difficili.
Il periodo della gravidanza, e poi del parto, è spesso contrassegnato da momenti difficili, per cause organiche e psicologiche, in quanto il corpo e la mente della donna sono messi a dura prova dai numerosi e complessi adattamenti, indispensabili per ben accogliere la nuova vita che si sta formando. Soprattutto l’equilibrio interiore della madre può essere turbato a causa della maggiore fragilità emotiva, dall’ansia e dalle paure che possono sorgere nel suo animo, nel momento in cui è costretta ad affrontare questa nuova, sconvolgente esperienza e le varie difficoltà e problemi che possono sopravvenire nel corso dei nove mesi. Le sue ansie, su come procederà la gravidanza e le sue paure: di un bambino malformato, di un parto prematuro, della morte del feto, della sua morte, risulteranno notevolmente attenuate se, accanto a questa donna, vi è un uomo, padre del bambino, legato a lei da stabili vincoli sociali e di amore, capace di esserle vicino e di rassicurarla. La certezza di non essere sola in quei momenti e nei possibili frangenti che potrebbero coinvolgerla, rende la donna più serena e sicura. E questa serenità e sicurezza inevitabilmente sarà trasmessa al bambino che porta in seno. Ma anche dopo il parto, una eventuale sindrome depressiva può meglio essere prevenuta, affrontata e superata, se vi è la presenza di un uomo che sappia sostenere e confortare. Ma anche successivamente, quando bisognerà affrontare i tanti problemi materiali, sociali ed educativi la presenza di due genitori stabilmente uniti da un vincolo sociale e affettivo è fondamentale. Ci accorgiamo di ciò soprattutto quando questo legame non esiste. In questi casi è frequente osservare sia l’uomo sia la donna annaspare insicuri e scoraggiati, ogni volta che sono costretti ad affrontare un nuovo difficile evento o problema.
- La vita interiore del bambino necessita di due figure genitoriali.
Il bambino ha, nei confronti dei genitori ma anche del mondo che lo circonda, sentimenti contrastanti fin dalla nascita. Se ottiene dalla persona che lo cura e che gli sta accanto quanto desiderato in quel momento: costante attenzione, tenerezza, piacere e soddisfacimento dei suoi bisogni, egli prova amore verso questa persona. Egli è lieto di quest’amore e gode di questo sentimento positivo che appaga il suo animo e riempie il suo cuore di serenità e sicurezza. Ma se quella stessa persona, in un dato momento, per un motivo qualunque: malattie fisiche, disturbi psichici, problemi lavorativi o sociali, non è più in sintonia con lui per cui lo rimprovera, lo contrasta nei suoi desideri o non l’accontenta così come dovrebbe, questa persona assume l’aspetto di un essere cattivo, per cui nei suoi confronti è facile che egli provi risentimento e, a volte, desiderio di morte e distruzione. Ciò lo spinge a cercare comprensione e attenzione altrove. Se accanto alla sua mamma vi è un padre, in quel momento verso di lui disponibile e capace di accoglienza e cura, la sua tristezza si placa, la sua fame di gioia si sazia, il suo cuore si rasserena ed è più facile, per questo bambino, recuperare l’equilibrio interiore che è andato momentaneamente in crisi. Cosicché permane in lui una buona fiducia, apertura e vitalità interiore che lo incoraggia ad aprirsi agli altri e al mondo. Ma se ciò non gli è possibile, in quanto accanto alla madre non vi è un padre, non vi è un uomo legato a lui da vincoli di sangue e di amore, che possa accogliere e soddisfare i suoi bisogni, rimane intrappolato nei suoi desideri e pensieri negativi e conflittuali. Distruggere o odiare consciamente o inconsciamente la persona che in quel momento gli appare cattiva, è come distruggere e odiare l’unica fonte di amore, piacere e cure a sua disposizione, per cui è come distruggere e odiare se stesso ed il mondo. In tali condizioni il bambino proverà a trovare, all’esterno della famiglia o nel proprio Io, l’elemento “buono”. I limiti di questa possibile strategia e difesa sono evidenti in quanto non sempre, all’esterno della sua famiglia, vi sono persone affidabili, costantemente disponibili, presenti e a lui strettamente legati da vincoli d’amore e quindi vi è il reale rischio di avere altre delusioni che accentueranno la sua rabbia ed il suo pessimismo. Tra l’altro può essere contemporaneamente invischiato dai sensi di colpa verso il proprio genitore in quanto, la ricerca di un amore al di fuori della sua famiglia può essere vissuto come un tradimento verso la persona che, fino a quel momento, ha avuto cura di lui. L’altra possibilità: il chiudersi in se stesso, cercando nell’intimità del proprio Io l’elemento consolatore buono, lo costringe a rinunciare al sentimento di fiducia e apertura verso gli esseri umani e verso il mondo e ciò, inevitabilmente, porterà una notevole riduzione della spinta vitale e sociale e quindi lo costringerà alla chiusura e alla solitudine che non potrà che accentuare il suo malessere.
Per Bettelheim (1987, p. 204): “Questo dimostra, ancora una volta, come sia importante per il bambino avere vicino i due genitori, in modo che, quando i rapporti con l’uno sono turbati, egli possa trovare conforto nelle reazioni, fondamentalmente diverse, dall’altro, così da controbilanciare la negatività del primo genitore.
- I possibili momenti di crisi o malessere possono essere più facilmente superati se accanto al bambino sono presenti due genitori.
Sappiamo che la vita di una persona, anche la più sana ed equilibrata, subisce dei momenti di crisi per cause organiche o psicologiche. Non sono rare le malattie che possono impedire o mettere in difficoltà le capacità di cura e di attenzione di uno dei genitori, come non sono rare le problematiche psicologiche, anche momentanee o reattive a qualche evento difficile o luttuoso, che possono impedire il sereno e costruttivo rapporto con i figli. Tali malesseri fanno parte della condizione umana. La possibilità che in tali frangenti vi sia un altro o un’altra persona che sostituisca, in tutto o in parte, il genitore in difficoltà, permette al bambino quella continuità educativa e di cure di cui egli non può fare a meno.
- Due genitori di sesso opposto permettono di introitare più facilmente una corretta identità e ruolo sessuale.
Se accanto al bambino vi sono costantemente due figure genitoriali di sesso opposto, è possibile garantire al bambino una corretta identità e un adeguato ruolo sessuale. Qualità queste importanti per un buon equilibrio psichico, che gli potranno permettere di vivere serenamente i rapporti affettivi ed amorosi con l’altro sesso e, nello stesso tempo, gli daranno in futuro la possibilità di offrire alla propria donna e ai propri figli le specifiche caratteristiche maschili: forza, determinazione, coerenza, linearità; e quelle femminili: dolcezza, capacità di ascolto e di cure, comprensione, tenerezza, accoglienza.
- La funzione educativa risulta più semplice quando sono presenti due genitori.
Quando sono presenti due genitori è più facile che nelle funzioni educative si stabilisca un gioco di squadra nel quale ognuno dei due assume su di sé un compito specifico, sostenuto e aiutato dal compagno. Sapere di poter contare su un altro dà sicurezza e serenità, allontana i dubbi, le perplessità e le paure, per cui il risultato sarà sicuramente migliore che non pensando o pretendendo di assumere su di sé tutti i ruoli e tutti i compiti.
Oggi purtroppo questa esigenza viene sempre di più sottovalutata a causa della falsa, maggiore sicurezza sulle proprie capacità economiche, fisiche e psichiche, ma anche a motivo dell’eccessiva e mal riposta fiducia nei confronti dei servizi sociali che dovrebbero accompagnare la persona sola lungo il corso della sua esistenza. ‹‹Perché preoccuparsi di avere accanto a sé un uomo, il padre del bambino, quando io guadagno benissimo per cui posso tranquillamente fare a meno dell’apporto materiale di quest’uomo?›› ‹‹Perché preoccuparsi di avere accanto un uomo quando io possiedo un carattere forte e deciso per cui non avrò problemi dell’affrontare con grinta e determinazione tutte le possibili difficoltà che la vita potrà presentarmi?›› ‹‹Perché chiedere l’aiuto di un uomo quando sono certa che lo stato mi assisterà con i suoi servizi sociali, con i suoi medici e con le sue istituzioni, sia durante sia dopo la gravidanza?››
Abbiamo detto che i servizi danno una falsa sicurezza, in quanto non hanno, per loro natura, nessuna delle caratteristiche necessarie ad un compito educativo primario. Compito educativo che necessita di essere sostenuto da un legame affettivo stabile, responsabile e continuo nel tempo.
Pertanto, un genitore solo rischia di oscillare, nella quotidiana attività educativa, da un comportamento troppo rigido ad uno troppo permissivo, senza riuscire a trovare il giusto equilibrio in quanto è attanagliato dal dubbio e dall’incertezza di non fare ciò che più e meglio serve nei confronti del figlio. Un genitore solo spesso non sa e non capisce quale sia il comportamento educativo più corretto, in quanto non ha la possibilità di confrontarsi e di dialogare con l’altro. La mancanza d’aiuto e di sostegno lo rende facilmente ansioso, timoroso ed insicuro. Il genitore solo è privo, inoltre, della possibilità di mediazione nei confronti dei figli. Cosa questa che solo la presenza di un altro può permettere.
Spesso, un genitore che svolge il suo difficile compito in solitudine, rischia di essere coinvolto in un rapporto con i figli eccessivamente inglobante, con conseguente attaccamento ansioso o morboso. A sua volta questo patologico attaccamento, nonché la gelosia del proprio primato e del riconoscimento affettivo, potrà nel tempo limitare o impedire alla prole i normali investimenti affettivi ed amorosi al di fuori della sua famiglia.
Quando a guidare una famiglia è solo una madre, sono frequenti nella donna il senso di solitudine, l’insicurezza e la paura di non farcela, di non riuscire, di non saper bene educare il figlio e quindi la presenza di ansia e di sensi di colpa. La madre single si chiede se davvero è in grado di dare al figlio tutto ciò che gli serve. Pesa eccessivamente ogni decisione, avendo continuamente paura di sbagliare; tende ad oscillare tra atteggiamenti permissivi e autoritari, senza mai trovare un equilibrio stabile, una linea di condotta coerente (Stefani, 2006, p. 15). [5] Accanto a queste paure vi sono il timore ed il sospetto di trasmettere ai figli le proprie insicurezze ed ansie, tanto da impedire loro di raggiungere un sano equilibrio. Vi è inoltre il rischio di instaurare un rapporto simbiotico con i figli, che possono assumere di volta in volta il ruolo di amici e amiche così da sostituire l’amore per un uomo. In tal modo viene ad essere limitata la loro crescita affettiva e sociale.
Ma anche il padre single ha i suoi problemi. L’uomo non essendo geneticamente predisposto per le cure intime e personali, nel vivere quotidianamente con i figli, fa fatica ad assumere un rapporto flessibile, caldo, delicato ed accogliente, in quanto con difficoltà egli vede e sente le sfumature emotive nei dialoghi e nelle situazioni, pertanto è più propenso a dare risposte immediate ai problemi della famiglia, piuttosto che a far rivivere e far sedimentare le emozioni dei figli.
- Un genitore solo ha maggiori problemi economici.
Quando è solo un genitore a guidare una famiglia, spesso le condizioni economiche sono più ristrette e precarie in quanto, pur restando quasi invariate le spese generali, le entrate economiche risultano dimezzate.
- La coppia è essenziale come strumento di socializzazione.
È la coppia che dà concreto e vivente esempio di come si gestisce un rapporto interpersonale, fatto di accettazione dell’altro per quello che è e non per quello che si pretende che sia, mentre, nello stesso tempo permette di evidenziare la bellezza del servizio reciproco tra i coniugi. È il vivere in coppia che può permettere di dimostrare al bambino come si possa condurre una vita comunitaria, organizzata non su supporti gerarchici ma su una parità integrativa. È la coppia che abitua il bambino ad uscire dall’io per costruire il noi (Moro, 1994, p. 22).[6] È, infine, la coppia che aiuta e supporta il superamento della fase edipica.
[1] In Italia oltre 4700 mamme hanno meno di 19 anni. La maggiore concentrazione è al sud: Sicilia 780, Campania (644) Puglia (441). Dati Adnkronos Salute 2008
[2] WENNER in J. BOWLBY, Costruzione e rottura dei legami affettivi, Milano, Raffaello Cortina Editore, 1982, p. 111
[3] M. ZATTONI – G.GILLINI, Di mamma non ce né una sola, in “Famiglia oggi”, 2003, N° 2, p.19.
[4] M. ZATTONI – G.GILLINI, Di mamma non ce né una sola, Op. cit., p.20.
[5] J. STEFANI, Donne al timone, in “Psicologia contemporanea”, 2006, 195, p.15.
[6] C.A. MORO, Diritti del minore e diritti degli adulti: uno scontro insolubile?, in “La famiglia”, n°166, anno XXVIII, luglio agosto, 1994, p. 22.