UCIPEM Unione Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali
Embrioni umani modificati geneticamente.
Inquietudini e interrogativi morali
Autore: Armando Savignano
E’ stato pubblicato sulla prestigiosa rivista “Nature” l’esperimento che ha alterato il DNA di alcuni embrioni al fine di correggere il gene responsabile di una malattia cardiaca. Il loro sviluppo è stato però bloccato dopo alcuni giorni per cui nessuna gravidanza è in programma. L’esperimento, avvenuto negli USA, ha impiegato la nuova tecnica Crispr/Cas9 per correggere un gene responsabile di una malattia del cuore.
Il gene corretto è responsabile della cardiomiopatia ipertrofica, che colpisce una persona su 500 e può causare tra l’altro la morte improvvisa degli atleti. Si trova sul cromosoma 11. Al momento della fecondazione in vitro, insieme agli spermatozoi portatori del gene malato, i ricercatori hanno introdotto anche Crispr, un sistema composto da due elementi: un enzima capace di tagliare il DNA come un vero e proprio paio di forbici e una sequenza di “lettere” genetiche “scritte” dai ricercatori in laboratorio per indicare il punto esatto in cui tagliare. In due esperimenti fatti in Cina nel 2016-’17 i risultati di tale tecnica erano stati non del tutto soddisfacenti soprattutto perché si erano verificati molti tagli causati da Crispr in punti sbagliati del DNA. Di qui gravi interrogativi anche dal punto di vista etico, nonostante i ricercatori Usa abbiano precisato che la loro tecnica ha conseguito “un buon grado di efficienza”.
Ma non è questo il luogo per dilungarci in dettagli attinenti all’ingegneria genetica; ci preme invece sottolineare che in genere le probabilità di un bambino di ereditare una copia del gene malato da uno dei genitori sarebbero state del 50%. L’intervento di Crispr ha portato questa percentuale al 72% (42 embrioni sui 58 usati), segno che la tecnica di “taglia e incolla del DNA” ha ancora dei tassi di insuccesso rilevanti.
Le questioni etiche di fronte all’eventuale nascita di bambini Ogm sono molteplici e di grande rilevanza. In effetti – a parte le non trascurabili problematiche relative al brevetto – con questo metodo abbastanza semplice si aprirebbero le porte alla riproduzione di “bebè su misura” fino al mito della creazione del “figlio perfetto”.
Ma infine non occorre sottovalutare anche un dilemma morale: se è quanto mai opportuna una maggiore cautela fino al divieto di portare avanti una gravidanza nell’uso di una tecnica capace di alterare non solo il DNA di un bambino che ancora dovrà nascere, ma anche quello di tutta la sua discendenza, è giusto moralmente non intervenire quando abbiamo i mezzi per prevenire una malattia mortale?
Armando Savignano