UCIPEM Unione Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali
Fare i turni…
Autrice: Paola Sampietri
Fare i turni è bellissimo…
Quando smonti alle 14 dopo sette ore filate in un reparto di ospedale a fare su e giù per i corridoi, dopo aver la testa piena di richieste da colleghi, parenti, utenza, dopo aver respirato il tuo stesso fiato in una mascherina ffp2, dopo aver fatto la pipì prima di uscire dal reparto perché prima non c’era tempo… ecco finalmente ho il pomeriggio libero … Progetti faccende domestiche, magari ti fermi a fare la spesa appena uscita dall’ ospedale cosi recuperi tempo, e poi, ti puoi infilare il costume e farti un tuffo in piscina…fare i turni è bellissimo, hai tempo, ti dicono .. Peccato che quando arrivi a casa alle tre e mezza del pomeriggio carica di borse della spesa, le svuoti e infili velocemente tutto nel frigo e scaffali, organizzi e cucini qualcosa per cena e ti rendi conto che sono già le 16,30/17 e guardando l’orologio pensi … “sono ancora in tempo per fare un giretto in piscina”, ma guardandoti allo specchio dopo ore noti che le occhiaie si stanno tinteggiando di bluastro, le gambe ti sembrano due zavorre e le energie stanno esaurendo … Beh pazienza, vorrà dire che pulisco casa così domani posso essere libera..
Quando inizi il turno del pomeriggio arrivi al timbrino come fosse una punizione, chiedi cosa hai fatto di male per arrivare castigata a quel fottutissimo timbrino. Già perché alle spalle hai una mattinata frenetica che ti ha obbligata a puntare la sveglia presto per riuscire a fare tutto entro le 12: lavatrici a go-go, ovviamente stirare quella montagna di indumenti che ti guardano da giorni tutti raggrinziti, figli che sono a casa da scuola e te li trovi in mezzo ai piedi che interrompono la tua checklist, preparare uno straccio di pranzo, magari freddo perché ti accorgi che è tardi e non fai più in tempo a cucinare la pasta perché ti devi infilare in doccia per prepararti al grande incontro col nosocomio.
Ed ecco che la wonder woman che c’è in te esce dal bozzolo e vestita con ciabatte antinfortunistiche e maglietta di riconoscimento ma senza la W sul petto, impara a “volare ” sopra a padelle, flebo, barelle, cartelle, farmaci, iniezioni, lenzuoli sporchi di sangue, sguardi impauriti, richieste assurde, campanelli squillanti, consegne che
sembrano un minestrone di parole. E il tuo cervello cerca di fare spazio tra le bollette da pagare e la paziente da tenere a digiuno. Pensi se hai spento il gas mentre ti elencano gli interventi ancora da fare nel pomeriggio, … e poi ti ripeti come un mantra: CE LA POSSO FARE, CE LA POSSO FARE!
Poi finalmente arrivano le colleghe della notte … le guardi come fossero un ‘apparizione. Ho visto “le Madonne vestite di bianco “ … fare i turni è bellissimo, è estate e sono le 20,30… Potremmo andare a mangiare un gelato in città?!?!? Naaaaaa … me ne vado a letto .
Fare i turni è bellissimo, è il giorno della notte, ho tutto il giorno libero, potrei fare quello che non ho fatto ieri, ma, … meglio che vado a letto, mi aspettano undici ore in piedi, con le palpebre che scendono e salgono, tirate su a persiana dalla adrenalina quando ci sono emergenze o pronti soccorsi, e quei trivellanti campanelli che di notte penetrano nella membrana timpanica come una trivella delle piattaforme petrolifere dell’Adriatico causando una aritmia cardiaca da schock !!
Fare i turni è bellissimo, è il giorno dello smonto, dormo fino a mezzogiorno poi mi tengo il pomeriggio libero. Libera di mordere chiunque osi chiedermi qualcosa, sono come un leone ferito dalla puntura narcotica, ruggisco ma non mi reggo in piedi, vago come uno zombi per casa, introduco più caffeina possibile con la speranza in un risveglio col botto, ma causando solo una sovra-eccitazione cardiaca … Il cuore batte a mille ad ogni minimo sforzo fisico … e così, tra cene rimandate con gli amici perché tu sei in servizio, feste, compleanni, aperitivi, saltati perché sei ancora in servizio, vecchi genitori trascurati perché dovevi fare la spesa e non hai fatto in tempo ad andare a bere il caffè da loro solo per fargli compagnia, ti accorgi che la vita passa sotto il tuo naso e tu che la guardi scorrere velocemente sperando di riuscire a cogliere qualche attimo per sentirti almeno per una volta in una vita normale!
Paola Sampietri
Operatrice Socio Sanitaria