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Un falso dilemma: salute e ripresa economica
Aspetti etico-sociali
Le dispute di questi giorni riguardanti la così detta ‘’Fase 2’’ tra salute e ripresa economica è un falso dilemma giacché è evidente a tutti che la base di tutto è la salute senza la quale nessun altro approccio è possibile nelle nostre società democratiche. Al falso dilemma tra salute ed economia occorre replicare coniugando le due istanze, anche se ciò, nell’attuale situazione, può rappresentare la quadratura del cerchio. Di qui il problema etico fondamentale: come assicurare condizioni adeguate di sicurezza per la salute onde poter svolgere adeguatamente le attività lavorative. E’ inoltre possibile, e indispensabile, calcolare la dose di rischio che si ritiene di correre alfine di assicurare una ripresa delle attività. Rappresenta, pertanto, una condizione morale e non solo di medicina sociale assicurare le così dette quattro D: Distanza, Dispositivi, Digitalizzazione e Diagnosi, senza le quali le variegate posizioni sulla riapertura risultano controproducenti, inefficaci e addirittura velleitarie.
In Lombardia – ha osservato Domenico Arcuri, commissario all’emergenza – vi sono stati finora cinque volte più morti civili che nella seconda guerra mondiale. Di qui l‘ovvia riflessione: non può esserci ripartenza senza la salute. “Dobbiamo agire con cautela e prudenza come in questi mesi – dice Arcuri – è clamorosamente sbagliato comunicare un conflitto tra salute e ripresa economica. Senza salute, la ripresa durerebbe un battito di ciglia, bisogna tenere insieme questi due aspetti. Dobbiamo ripartire ma garantendo la salute e la sicurezza del numero massimo di cittadini possibile”.
Occorre poi misurarsi a medio termine con le sfide della medicina territoriale. Come ha rilevato Walter Ricciardi, riferendosi al sistema sanitario italiano, sono tre “i perni a cui dovrebbe ispirarsi: l’ospedale, la medicina generale e l’assistenza in ambienti extra-ospedalieri intermedi tra casa e ospedale”. Se uno dei tre pilastri non funziona si hanno seri problemi. Ne è l’esempio la Lombardia “che ha le migliori eccellenze ospedaliere ma